La crisi digitale continua a colpire l’Italia. Il nostro Paese, nel XXI secolo, si conferma il peggiore nel rapporto industrializzazione/digital konowledge. Lo afferma il DESI 2018 che non dà un quadro felice della situazione.
L’Italia ancora indietro
Secondo il rapporto DESI (Indice di digitalizzazione dell’economia e della società), l’Italia è praticamente da “terzo mondo”. Questo studio analizza cinque macro categoria: connettività, capitale umano, uso dei servizi internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali. Ebbene, il nostro Paese si colloca al venticinquesimo posto sui 28 dei Paesi UE. Solo Bulgaria, Grecia e Romania fanno peggio). Va detto che il nostro punteggio complessivo è migliorato rispetto al 2017 (da 41.4 a 44.3), ma la posizione è rimata immutata, segno di una crescita molto più lenta rispetto alla media europea. Come negli anni precedenti, il vero problema rimane la carenza di competenze digitali: qui, il governo ha adottato misure ancora insufficienti.
Ciò che preoccupa maggiormente è l’arretratezza per quel che riguarda l’utilizzo della banda larga ultraveloce. Qui il Belpaese è molto al di sotto della media europea. Raggiungiamo, infatti, il 22% rispetto al 58% della UE (in Danimarca, il corrispondente dato è pari al 86%) e la relativa diffusione si ferma al 4,8% rispetto al 15,4% di media europea. Il dato è ancora più preoccupante se si analizza la banda larga fissa. Qui, pur registrandosi un lieve incremento (dal 55% del DESI 2017 al 57% del DESI 2018), l’Italia è al 28º posto della classifica lì ove la media de paesi UE è del 75%.I problemi da questo punto di vista sono anche di natura territoriale. In un luogo ricco di montagne come il nostro, non è semplice riuscire a far arrivare la tecnologia ovunque. Altro problem di non poco conto è la carenza di competenze digitali, come confermato dal parametro Capitale Umano, che attribuisce all’Italia il punteggio di 40.8 a fronte della media europea di 56.5
Cosa comporta ciò
Il problema della scarsità a livello tecnologico, comporta anche un esclusione sociale e dal mondo del lavoro. Fa impressione pensare che, tra i Paesi più industrializzati, l’Italia sia la più indietro dal punto di vista del digitale. Sembra mancare una strategia generale definita a lungo termine e in grado di colmare il gap culturale esistente. Per rendersi conto della situazione, basta citare il caso della Coalizione per le Competenze digitali. Creata nel 2015 con lo scopo di sviluppare l’alfabetizzazione digitale e coordinare la realizzazione delle relative iniziative rivolte a cittadini. è stata del tutto resa inoperosa. Serve, dunque, una svolta, soprattutto a livello mentale, soprattutto per quel che riguarda la visione strategica industriale.